Dopo avervi raccontato le regole della composizione e la differenza tra le diverse inquadrature, è arrivato necessariamente il momento di far muovere quella videocamera e raccontare un po’ d’azione!

Cosa sono i movimenti di macchina?

Quando muoviamo la macchina nello spazio non dobbiamo mai farlo seguendo una casualità. È necessario riflettere sulla logica narrativa e appuntare qualche soluzione prima di girare, in modo da garantire la perfetta posizione dei soggetti rispetto alla posizione della macchina.

Michael Rabiger nel primo volume di Girare un Film consiglia tre motivazioni diverse per adottare un movimento di macchina:

Motivazioni soggettive: è il caso in cui il movimento è direttamente legato all’azione. La macchina da presa segue un soggetto in movimento e si adatta al cambiamento dell’inquadratura.

Motivazioni di ricerca: quando la macchina da presa esplora, ipotizza, anticipa l’azione. Ci manteniamo su una logica di indagine.

Motivazioni di attesa: in cui la macchina da presa simula lo sguardo umano nel momento in cui si esauriscono gli stimoli.

Utilizzo dei movimenti di macchina

In generale esistono tre fasi del movimento di macchina, da utilizzare in fase di montaggio in base al risultato che vogliamo ottenere.

Supponiamo di partire da una posizione statica A e di voler raggiungere una nuova posizione C. Il movimento di camera che chiameremo B deve necessariamente rispondere ad un’esigenza sia stilistica che narrativa.

Solitamente nella fase di montaggio siamo portati ad utilizzare l’intera sequenza da A a C senza tagli quando abbiamo l’esigenza di raccontare un particolare movimento da un punto ad un altro. Questo tipo di scelta può coincidere con il cosiddetto piano sequenza un particolare tipo di ripresa che non prevede tagli di montaggio, molto amato dai cineasti, uno fra tutti Quentin Tarantino che utilizza spettacolari movimenti di macchina all’interno dei suoi film. Vi ricordate del piano sequenza di Kill Bill?

Quando la nostra narrazione ha un ritmo serrato non è preferibile raccontare in montaggio tutta la sequenza e scegliere soltanto il movimento o una porzione di esso. In questo modo comunicheremo il senso di movimento e il nostro video sarà più dinamico.

Stabilizzazione…oppure no?

Quando compiamo un movimento con la videocamera dobbiamo necessariamente scegliere uno stile. Scegliamo un movimento di camera morbido quando vogliamo raccontare l’azione in modo lineare, mentre il movimento sarà rumoroso e tormentato quando racconteremo scene cariche d’azione.

In generale i movimenti cinematografici, dall’estetica lineare, prediligono un movimento stabilizzato. Le attrezzature cinematografiche che permettono di compiere dei movimenti stabilizzati sono molto costose ma negli ultimissimi anni stiamo conoscendo una rivoluzione anche per le attrezzature fotografiche.

Oltre ai cavalletti anche stabilizzatori e camere stabilizzate oltre che droni di ogni tipo (avete letto la nostra recensione del Dji Spark?) consentono movimenti di macchina ultra-stabilizzati, con risultati eccezionali.

Utilizzare un movimento di macchina “rumoroso” detto anche “a spalla” crea una sensazione di movimento e di ansia nello spettatore. Questa scelta viene utilizzata nei film d’azione, soprattutto durante la fuga del protagonista da un pericolo imminente.

Tipi di movimento

Ph. Alina Gnerre (Flickr)

Passiamo ora ad analizzare alcuni movimenti di macchina, ma prima che ne dite di mettere un bel like alla nostra pagina facebook?

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La panoramica

Parliamo di panoramica quando la telecamera si muove intorno ad un asse. Nella panoramica orizzontale, la telecamera si muove intorno all’asse X anche di 360°. Una panoramica orizzontale è l’ideale quando vogliamo raccontare un ambiente in tutta la sua estensione o vogliamo seguire l’azione di un personaggio in un determinato spazio.

Ciò che più mi colpisce di questo movimento di macchina è la possibilità di manipolare la percezione di movimento e di spazio, operazione possibile grazie alla scelta della lente.

Lenti con maggiore lunghezza focale aumentano la velocità percepita degli oggetti in movimento, al contrario obiettivi più larghi rendono il movimento più lento all’interno dello spazio.

Provate a girare delle panoramiche con diversi obiettivi a focale stretta o larga, otterrete un risultato diverso ogni volta e aumenterete il livello narrativo delle vostre sequenze!

Anche la panoramica verticale, detta più comunemente tilt, viene spesso utilizzata per riprendere angolazioni verso l’alto o verso il basso.

Eccone un esempio.

Le carrellate

Ph. Alina Gnerre – Flickr

La carrellata è uno dei movimenti di camera che più mi affascinano. Per definizione la carrellata è quel movimento che viene utilizzato per seguire un soggetto o per esplorare lo spazio, solitamente su binari (camera posizionata su un carrello).

Anche se il movimento più frequente è rettilineo, in una carrellata la mdp può girare gli angoli, muoversi in avanti e indietro, cambiare velocità ed esplorare lo spazio in qualsiasi schema vogliamo.

Uno degli utilizzi più interessanti del cinema relativo a questo movimento di macchina è di sicuro l’effetto vertigo, utilizzato per la prima volta da Hitchcock nel film “La donna che visse due volte” del 1958 (nome originale del film: Vertigo, per l’appunto).

Guardiamo qualche esempio:

Questo effetto, facilmente applicabile anche nelle nostre produzioni, consiste sostanzialmente nella combinazione di uno zoom in avanti e di una carrellata indietro, o di uno zoom all’indietro e una carrellata in avanti.

Per raggiungere questo effetto utilizzeremo quindi un’ottica variabile per modificare la focale e ci sposteremo nella direzione opposta al cambio di focale che stiamo effettuando.

Il risultato è davvero unico!

Alla carrellata dedicheremo successivamente un articolo a parte per raccontare tutte le possibili declinazioni, continuate a seguirci!

La ripresa da Gru

By Runner1616 – Own work, CC BY-SA 3.0

Un altro movimento di camera da tenere in considerazione è quello che realizziamo con la gru. Questo attrezzo è capace di movimenti in molte direzioni, anche se il suo fattore distintivo è lo spostamento in verticale. Non ricorda nessun movimento del nostro quotidiano, ma aiuta a raccontare l’ambiente in un modo straordinario.
La ripresa da gru stabilisce infatti le dimensioni di un ambiente e ci consente di percorrerlo attraverso la sua funzione esplorativa.

I più grandi registi da Alfred Hitchcok (in Notorious) ad un contemporaneo Michel Gondry hanno utilizzato la ripresa da gru esplorandone le potenzialità, soprattutto nelle riprese in piano sequenza.

La gru può essere agganciata a un camera car o a qualsiasi piattaforma mobile, per permettere alla videocamera di seguire il movimento di un soggetto, pur continuando a muoversi su diversi assi.

Realizzare riprese da questo tipo di gru richiede un alto budget e uno studio dei movimenti piuttosto complesso. Non è un caso che nell’ultimo periodo la stragrande maggioranza di questi movimenti sia stata affidata all’utilizzo di droni ultrastabilizzati.

In ogni caso, per imparare ad esercitarvi con i movimenti del crane (gru in inglese) potete acquistare questo articolo che trovate su amazon ad un prezzo interessante e che potete montare sul vostro cavalletto in poco tempo.

Progettare i movimenti di macchina

Mentre in passato si era soliti utilizzare i modellini che riproducevano l’ambiente di lavoro, oggi è ovviamente molto più frequente l’utilizzo di software che emulano lo spazio della nostra scena.

Tra i prodotti più famosi vi cito Maya e 3D Studio Max, due programmi che vi permettono non soltanto di emulare i vostri movimenti di macchina con dei soggetti precostruiti (da scaricare a parte sulle centinaia di community online) ma che vi consentiranno di creare delle stupefacenti animazioni, se imparerete a governarne le funzionalità.

Ci auguriamo presto di ospitare su queste pagine un esperto del settore che ci racconti le basi dell’utilizzo di questi programmi.

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