Dopo il successo di LOVE, Danilo Eccher è pronto a presentare DREAM, una nuova mostra che al Chiostro del Bramante a Roma accoglie i visitatori con stimoli visivi e sonori, riuscendo ad aumentare l’esperienza con una serie di installazioni che tanto piacciono agli instagram gamers. 

Abbiamo visitato la mostra DREAM, l’arte incontra il sogno a poco più di un mese dalla sua inaugurazione, e abbiamo provato a capire se è vero che il sogno può divenire elemento di riflessione e rivelazione attraverso le opere dell’arte contemporanea.

Ancor prima di accedere alla mostra vera e propria, veniamo accolti da una delle migliori opere di tutta la mostra all’interno del giardino del chiostro:  Laura Asia, 2015 – Chloe’s World V, 2018 di Jaume Plensa.

Laura Asia, 2015 – Chloe’s World V, 2018 di Jaume Plensa

L’inizio della mostra è una vera e propria apparizione: due volti con gli occhi chiusi posti uno difronte all’altro. La curiosità che scaturisce dalle forme di questi due volti rappresenta il vero e proprio stimolo ad iniziare quello che è un viaggio, un invito a cercare di capire meglio cosa l’arte visiva può raccontare.

Private dello sguardo, il punto di contatto tra le due sculture è determinato dalla presenza dello spettatore. La sua posizione identifica il punto di fuga verso il quale convergono tutte le linee, creando una nuova prospettiva dove lo spettatore è anche creatore dell’opera. Ogni angolazione rivela una nuova visione delle due sculture.

Quella che può sembrare un’immagine “stretchata” non è altro che l’opera d’arte vista “dal vero”. 

Se dovessi fare un commento da editor video, la sensazione davanti a quest’opera d’arte è più o meno questa:

14 racconti inediti interpretati da 14 attori italiani

Dopo aver osservato a lungo i due volti, ci dirigiamo verso l’ingresso della mostra. All’ingresso ci viene consegnata un’audioguida, uno strumento grazie al quale l’esperienza immersiva può accompagnare lo spettatore nel viaggio all’interno del sogno.

Un progetto inedito nato dall’incontro tra Ivan Cotroneo, scrittore, sceneggiatore e regista, e Danilo Eccher, curatore della mostra, con l’idea di realizzare e dedicare al pubblico un percorso straordinario, libero da confini didattici si esplicita in una serie di registrazioni realizzate da alcuni dei più promettenti attori italiani tra cui Marco Bocci, Cristiana Capotondi, Valentina Cervi, Matilda de Angelis, Isabella Ferrari ed altri.

Interessante la soluzione per i più piccoli che possono avventurarsi con i genitori all’interno di una storia scritta e recitata apposta per loro. 

Protagonisti del racconto un gruppo di simpatici e coraggiosi ragazzini, esperti “esplorasogni” che viaggiano tra ombre, suoni, identità da svelare e luce che abbaglia.

È così possibile avventurarsi all’interno degli spazi espositivi ascoltando alcuni pensieri sul sogno, cercando di affrontare opere come Le Théâtre d’Ombres di Christian Boltanski che ci catapulta in una sensazione onirica di terrore, quasi come se ci trovassimo in un già noto racconto dell’orrore di Tim Burton.

Nell’installazione “Le Théâtre d’Ombres” l’artista proietta immagini apparentemente innocue che possono ricordare un tenero gioco per bambini. Le figure utilizzate nel suo teatrino, tuttavia, sono silhouette che aleggiano come fantasmi, precarie ed effimere, rincorrendosi.

Le ombre ritratte evocano presenze tra sogno e realtà, muovendosi autonomamente in un gioco dove l’aspetto ludico si fonde con la componente dell’illusione e dell’inquietudine: è solo una minuscola figurina di cartone, ma sembra grande quanto un leone.

Le Théâtre d’Ombres di Christian Boltanski

Un’altra opera che accompagna lo sguardo e ci permette di riflettere sul mondo del sogno è Suspended Tree di Henrik Håkansson un’opera che definirei un capolavoro di design per la capacità che ha di raccontare la bellezza della natura nella sua forma essenziale.

L’amara sorte assegnata agli alberi sradicati è testimone di un sentimento legato a ciò che si prova e a ciò di cui si ha bisogno: stimolo e illusione. Al sognatore va dunque l’arduo compito di osservare e di domare il tempo che fugge, appigliandosi al presente, per far sì che la speranza di un sogno utopico divenga sempre più reale.

Suspended Tree di Henrik Håkansson

Passiamo a quella che è la vera e propria attrazione di questa mostra: LIGHT is TIME dell’artista giapponese Tsuyoshi Tane.

Più di 65.000 piastre metalliche brillano nel buio totale dando vita ad un movimento leggiadro. La struttura rallenta i movimenti e dilata il tempo, facendo perdendo i confini dello spazio in cui esiste l’opera d’arte, per definire il divenire di un istante in principio.

Una poesia visuale che in “LIGHT is TIME” avviene grazie all’immaginazione, proiettando contemporaneamente passato, presente e futuro, dentro e fuori. Un procedimento meccanico che appartiene all’orologio e che l’artista ha reso possibile non rappresentando l’istante ma piuttosto il tempo di rottura tra un momento e l’altro, staccando le piastre metalliche dal dispositivo che lo contengono per lasciarle libere di essere mimesi.

Si tratta di una delle opere più fotografate in questa mostra, un vero e proprio fenomeno social che ha portato già centinaia di persone a condividere gli scatti della loro immersione all’interno dell’opera d’arte.

Immergersi sì, ma meglio non affogare.

La mostra DREAM porta a Roma una serie di installazioni di arte contemporanea dall’altissimo valore. Si tratta di un’esperienza immersiva che cerca di avvicinare il pubblico all’arte attraverso un fenomeno attrattivo più che narrativo.

La necessità di coinvolgere un pubblico molto vasto rischia di convogliare in DREAM troppe esperienze diverse che possono trasformare la mostra in un fenomeno più social che artistico o esperienziale. 

Nonostante il tema principale della mostra sia il sogno abbiamo particolarmente apprezzato la capacità di coinvolgere lo spettatore, proponendo opere uniche nel loro genere, troppo spesso non supportate dal giusto accompagnamento emozionale.

Troppo spesso l’audioguida allontana dallo sguardo volontario, distrae con una recitazione troppo manovrata e crea una sensazione di eccessiva enfasi del racconto. 

La mostra DREAM non presenta dunque l’arte come forma di visione, ma ne aumenta le possibilità di partecipazione muovendosi oltre i confini della condivisione. È così che l’arte cambia forma, in relazione allo spettatore, girando intorno al suo punto di vista e proponendo la sua introduzione all’interno dell’esperienza multisensoriale.

È forse questa la forza della mostra curata da Eccher, una rappresentazione nuova ogni volta, per ogni spettatore. Il sogno, dopo tutto, è la rappresentazione del nostro inconscio, delle nostre pulsioni inespresse.

All’uscita, lo spettatore è invitato a scrivere il proprio sogno su un post-it da lasciare sul muro dei sognatori.

DREAM è una mostra che consiglio di visitare a chi fa videomaking per due motivi.

Il primo è decisamente legato al carattere evocativo delle installazioni: questa mostra aiuta a ragionare oltre le forme e a vedere oltre la rappresentazione del reale. Il secondo motivo è legato allo storytelling: raccontare il sogno significa ricostruire il senso e metterlo davanti a uno spettatore che non conosce il tuo mondo, le tue emozioni.

DREAM. L’arte incontra i sogni è dal 29 settembre al 5 maggio a Roma al Chiostro del Bramante. Maggiori info: www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/dream